Il territorio nella preistoria ed in epoca romana
La presenza dell'uomo lungo l'asta del Sile è documentata e databile al VI millennio a.C. (Epipaleolitico), si rese più intensa nell'età del Bronzo (1800-1900 a.C.) epoca in cui i primitivi abitanti del territorio da noi analizzato, iniziarono la penetrazione nella boscaglia, di cui era ricoperta la zona (boscaglia composta da olmi, carpini, frassini, querce e popolata da cervi, lupi e cinghiali), gli spazi utili ad un'agricoltura di semplice sopravvivenza e ad un modesto allevamento di ovini e bovini erano ricavati attraverso la pratica del debbio , inoltre altri mezzi di sostentamento di queste popolazioni primitive erano la caccia, la pe¬sca e la raccolta di erbe, radici selvatiche e frutti del sottobosco .
Il territorio a nord del comune, è piuttosto basso rispetto a quello circostante, e presenta una superficie ineguale, probabilmente caratterizzato in antico dalla presenza di numerosi dossi spianati in successive bonifiche, ne è dimostrazione la presenza di toponomi ancora esistenti, quali Vallone e Motta. Quasi certamente il territorio più a nord del comune era parzialmente allagato con isolotti emergenti argilloso-sabbiosi, attorniati da vaste zone torbose e costituiva un sito privilegiato per insediamenti, se non stabili e prolungati, almeno temporanei. Anche la tipologia dei reperti rinvenuti nel territorio comunale fa pensare ad una economia prevalentemente agricola senza escludere l'allevamento stanziale con movimenti stagionali seppur limitati. In considerazione della particolare natura del luogo l'allevamento di greggi ovini è probabile rappresentasse un importante settore economico, basato sullo sfruttamento della flora naturale, questo comportava un continuo spostamento degli animali, causa il rapido esaurirsi della vegetazione sull' area frequentata.
La maggior parte della popolazione sembra rimanesse stabile nel territorio tutto l'anno praticando l'agricoltura, una parte di essa, il nucleo pastorale appunto, si spostava periodicamente con il bestiame, sfruttando la pianura durante l'inverno e trasferendosi in montagna durante l'estate, ne è prova l’istituzione del Pensionatico, nato nel XIII° sec. (estinto nel 1856) forse anche per regolare gli antichissimi trasferimenti pastorali, e che concedeva ai pastori dei Sette Comuni dei privilegi per poter svernare nella pianura padovana e vicentina. Le carte d'archivio di Piombino relative al Pensionatico si riferiscono a movimenti quasi esclusivamente dalla montagna verso la pianura, ma altre carte del XVI° sec. testimoniano spostamenti di bovini da Piombino verso i monti, secondo una tradizione che doveva essere antichissima. L’utilizzo pastorale della zona di Piombino riguardava comunità relativamente piccole che non provvedevano a realizzare costruzioni permanenti ed in particolare strutture durevoli per il ricovero del bestiame. L'inesistenza di tali strutture ed infrastrutture insediative, quindi, fa concludere che anche la stanzialità della popolazione agricola fosse relativa, poiché l'uso prolungato della tecnica del debbio unita alla semina di cerealicole impoveriva la terra coltivata e costringeva gli abitanti a frequenti spostamenti dei villaggi con periodici ritorni ai luoghi in precedenza abbandonati.
La qualità dei materiali ritrovati testimonia l'improvviso abbandono della zona alla fine dell'età del Bronzo, (non vi è infatti alcun elemento del Paleo veneto) , per cause da imputarsi probabilmente al deterioramento del clima con alluvioni e impaludamento della zona .
Da come si evince dallo studio sopra citato, una profonda trasformazione di questo territorio si è avuta solo quando i Romani hanno cominciato ad interessarsi, per ragioni politiche e militari, alla terra dei Veneti. La conquista di queste terre da parte dei Romani ha portato ad un disegno agrario ben preciso, in grado di soddisfare pienamente le esigenze dei nuovi abitanti . I conquistatori cominciarono un grosso disboscamento che vide ampie zone a bosco , lasciare posto a distese coltivate. Inoltre molto importante per il territorio fu la regolazione delle acque, la bonifica delle aree paludose, che permise il sorgere di abitazioni, sulla base di una adeguata programmazione territoriale.
La presenza a tutt'oggi di un sistema di linee che corrispondono per lo più a strade, formanti quadrati uguali tra di loro, è dovuto alla centuriazione romana, che si è conservata poiché le linee divisorie maggiori corrispondono a confini e a strade lungo le quali furono scavati fossati o che servivano alla bonifica delle aree paludose o alla deviazione dei corsi naturali d'acqua.
II territorio di Piombino Dese è inserito nella centuriazione di Altino , è compreso tra l'agro di Padova e quello di Asolo, le cui tracce più meridionali si rinvengono sulla sinistra del Muson, a nord di S.Marco (località situata a nord del comune di Piombino Dese), mentre poco ad est, nella zona di Casacorba e Torreselle dove nasce il Sile, vi è una tipica zona di confine. Non è possibile stabilire quali fossero il decumano ed il cardine massimi, poiché nessuno dei limites è tanto chiaro da poter essere individuato quale uno dei tracciati principali, ma, per una questione pratica, si accoglie come decumano centrale quello che ha inizio a sud-est di Loreggia (presso C. Baldassa) e passa per Fossalta, Cappelletta e Scorze (da come è evidenziato nella cartografia allegata).